mercoledì 28 febbraio 2007

PIPPOBAUDIAMOCI CARTOON

PARTECIPO ANCH'IO AL GIOCO DEL
MITICO SOPPY RACCOON,
ADERENDO ALL'INVITO DELL'INCREDIBILE
STUDIUM
CHE RINGRAZIO PER L'ASSISTENZA
NELLA SCELTA TECNICA.


1) DEDICATO A TUTTE LE DONNE (COM'E' GIUSTO CHE SIA)



2) DEDICATO A CHI AMA LA PACE ED I QUEEN (ANCORA PIU' GIUSTO)



3) DEDICATO A CHI VA IN GIRO TRA BLOG (E SI DIVERTE)

sabato 17 febbraio 2007

IT Governance






Gli ingredienti sono: Sistemi Informativi, Management, Processi, Tecnologia e Risorse; in altri termini: Valore.

IT Governance significa gestire i servizi informatici di un’organizzazione, coprendo una serie di processi e servizi in modo da attraversala tutta trasversalmente, spesso superandone i confini fisici e temporali.

Il superamento dei confini fisici rappresenta tutta la serie di legami importanti che l’organizzazione ha con l’esterno e che vengono gestiti dai Sistemi Informativi, per esempio i clienti, gli agenti, i fornitori.

Il superamento dei confini temporali è la capacità di programmare azioni e meccanismi di cambiamento.

La gestione dei servizi offerti dalla direzione dei Sistemi Informativi deve partire da una visione per processi-meccanismi e dalle interazioni di questi nella costruzione del Valore. Insomma al CIO viene richiesto non solo di essere tecnicamente preparato, ma di avere anche doti manageriali che definirei olistiche.

Il CIO non è solo. Partendo dalla considerazione che le scelte IT sono strategiche, in quanto direttamente legate alla visione di business dell’organizzazione, è evidente un coinvolgimento del senior management fino ai più alti vertici, quando necessario.

Nella pratica però, pur avendo gli ingredienti giusti, la ricetta non è di facile realizzazione.

Non è semplice ed è soprattutto questione di scelte: certamente la tecnologia e l’ampliamento dei servizi permettono di mantenere o incrementare il vantaggio competitivo, ma gli obiettivi devono essere pochi, chiari e condivisi.

Peter Weill direttore del CISR (Center for Information Systems Research) nel suo libro intitolato “IT Governance” ha osservato come spesso in situazioni di confusione delle direttive o per molteplicità delle agenzie di emissione o per confusione nelle scelte aziendali i CIO, nel cercare di soddisfare ogni richiesta rischiano di non applicare le regole di governance, diventare inefficienti e, purtroppo, frustrati.

Diciamolo (neanche troppo a bassa voce): a chi non è mai capitato di essere confuso di fronte a direttive a inversione di marcia continua o, peggio, con obiettivi contrastanti?

Governare i Sistemi Informativi aziendali è oggi la capacità di disegnare, realizzare e implementare meccanismi in linea con le strategie di business.

Per questo motivo sono di importanza vitale nella gestione globale dell’impresa, indipendentemente dal settore di appartenenza.

Esistono ovviamente aree dove questa visione è storicamente più radicata, ma la consapevolezza del peso dell’IT nella strategia globale è per tutti ampiamente diffusa.

Il primo meccanismo di governance è quindi la definizione dei goal strategici del Sistema Informativo aziendale, cioè come questi interagiranno e supporteranno il sistema di business (allineamento business-IT).

A questo punto entra in gioco il meccanismo di definizione degli investimenti, cioè come vengono prese le decisioni di investimento, e questo non è definire una semplice percentuale derivata dal conto economico. Entrano in gioco priorizzazione dei processi, allocazione delle risorse, analisi dei rischi, definizione delle performance e ritorno atteso degli investimenti.

Tattica e Strategia.

Come dice un grande esperto americano, Paul A. Strassmann, ci sono momenti in cui bisogna pianificare strategicamente con l’occhio puntato sull’efficacia del proprio fare business e ci sono momenti in cui è più importante muoversi tatticamente verso l’implementazione di sistemi che aumentino le performances e comportino una riduzione dei costi.

Non è una colata di cemento sulle ali, ma un metodo per rimanere con i piedi per terra, continuando a guardare lontano. Non si tratta di “guadagnare punti” nella fase strategica e di perderne perché bisogna fare scelte tattiche. E’ proprio l’analisi storica e competitiva che permette di conoscere e implementare realmente il business della propria azienda.





Rfid: il futuro va in onda

Certe volte la tecnologia non è poi così nuova: quello che è innovativo è il modo in cui viene applicata.

Onde radio che attivano un dispositivo e ne leggono i dati, questa tecnologia ha cominciato a fare le prime apparizioni più di cinquanta anni fa, essenzialmente legata ad applicazioni militari, per l’identificazione di navi e aerei (IFF Identification Friend or Foe).

Insomma nell’aria giravano già dei bit che permettevano di sapere che c’era qualcosa e se si trattava di un amico o meno.

Il Telepass usato ai nostri caselli autostradali da anni, non è altro che un sistema Rfid a micro-onde.

Rfid è l’acronimo di Radio Frequency Identification, cioè identificazione tramite radiofrequenza e racchiude tutta una serie di tecnologie che permettono di riconoscere a distanza attraverso onde radio oggetti, ma anche persone o animali.

Oggi se ne parla sempre di più, da un lato lodando l’aiuto a servizi complessi come ad esempio i trasporti, dall’altro puntando il dito contro un sistema che ci può ulteriormente spiare. Già, perché l’utilizzo della tecnologia lascia innumerevoli tracce di noi e di dove siamo, di cosa facciamo, acquistiamo, prediligiamo.

In una recente conferenza europea sull’Rfid, il criminologo Adrian Beck dell’Università di Leicester ha affermato che è il cellulare uno degli strumenti più invasivi per la nostra privacy: facilissimo localizzarci, sapere chi abbiamo chiamato, leggere i nostri sms; eppure data l’indiscutibile utilità, lo abbiamo accettato a braccia aperte inserendolo tra i primi prodotti di uso quotidiano.

Probabilmente applicazioni Rfid che dimostrino immediati e reali benefici al pubblico ne decreteranno anche la completa accettazione, vincendo le resistenze sulla difesa della privacy. La teoria di Beck non fa una piega, ma intanto crescono le società che investono nello sviluppo di sistemi di security.

Molte associazioni di consumatori temono che la diffusione dei tag sulla merce permetta lo sviluppo di una specie di Grande Fratello che, inserendo queste spie via radio in milioni di prodotti, ci seguirà fino dentro casa. Si, ma per sapere cosa? Certamente non se quella buona verdurina che abbiamo comprato due giorni fa sta marcendo in fondo al nostro frigo…

Katherine Albrecht a capo di CASPIAN (Consumer Against Supermarket Invasion And Numbering), organizzazione che conta 120.000 iscritti in 30 paesi, ci avvisa: in futuro saremo tutti tracciati attraverso i prodotti che compreremo. Se volete approfondire l’argomento e capire come si sta muovendo una parte dei consumatori USA, fate un giro nel sito www.spychips.com.

Con molto pragmatismo uno dei guru dell’Rfid, l’americano John Greaves (Vicepresidente delle Retail Solution Division di NCR) ha affermato che attraverso l’Rfid non si fa nulla che non si possa fare già con le carte di credito: analizzare gli spostamenti, i gusti e gli acquisti del consumatore.

Negli Usa sono sul mercato carte di credito da utilizzare per acquisti di piccolo genere tipo alimentari, benzina, sigarette che eliminano la necessità di dover essere tirate fuori dalla tasca e passate sul lettore magnetico, perchè dotate di sistema Rfid. Richiedono solo di essere a una decina di centimetri dal lettore.

Le carte trasmettono anche un codice univoco per maggior sicurezza e i dati sono criptati. Alla fine il rischio risulta minore rispetto a molti casi di utilizzo delle carte tradizionali come, per esempio, consegnare la carta al cameriere per pagare il conto al ristorante.

Partito nel 2002 in 450 negozi il progetto relativo a queste carte “contactless” oggi conta 25.000 negozi, tra cui un bel numero di McDonald’s, ma anche farmacie e ristoranti. Il risparmio di tempo nei pagamenti è stimato intorno al 53%-63%: meno code per tutti!

Ma torniamo alle componenti di un sistema Rfid. I due pezzi base sono il tag e il reader. Il primo corrisponde a un microchip dove sono contenuti tutti i dati relativi all’oggetto/animale/persona, insieme ad un’antenna che invia (o riceve) segnali radio all’altro componente: il reader. Questo dispositivo, fisso o portatile che sia, ha il compito di trasformare le onde radio del tag in segnali digitali, in modo da poterli trasferire su computer. Il vero asso nella manica dell’Rfid è la velocità di trasferimento dei dati; facendo il paragone con il sistema di codice a barre vediamo che questo è un sistema di lettura uno a uno in quanto il lettore acquisisce il dato di un singolo bar code per volta. Con l’Rfid il sistema è tipo molti a uno: centinaia di dati possono essere acquisiti simultaneamente.

I tag possono trovarsi all’interno del contenitore, possono attraversare materiali non metallici (tag a bassa frequenza) o anche metallici (tag ad alta frequenza). A questo punto entra in gioco il terzo, importantissimo, componente: il sistema informativo che acquisisce, analizza, elabora i dati.

Chep, uno dei più grandi fornitori di container con sede a Orlando in California ha di recente lanciato un progetto di identificazione tramite Rfid dei container e della merce trasportata, compresi liquidi, prodotti crudi e semilavorati alimentari di cui viene monitorato lo stato.

Tutti questi dati vengono filtrati da una piattaforma middleware Rfid, compilati da un server SQL, elaborati e redistribuiti (compresi i livelli di alert sullo stato della merce tipo temperatura o vibrazioni subite) attraverso sistemi SAP a Chep e ai suoi clienti.

Qualcuno ancora si chiede che farsene di tutti questi dati, se a tale abbondante disponibilità non corrisponde la reale possibilità di intervento. Occorre quindi sviluppare i sistemi che gestiscono i dati e gli interventi post alert.

L’Università di Bremen in Germania insieme al centro di ricerca Logo Dynamic ha appena iniziato un progetto per la creazione di “container intelligenti” (www.intelligentcontainer.com).

I container saranno forniti internamente di tag passivi e sensori per la rilevazione di dati (tipo temperatura e umidità) da inviare ad un sistema condiviso dal network coinvolto nella spedizione, così da attivare autonomamente le opportune misure a fronte di rischi per l’integrità della merce.

Il mercato dei prodotti di consumo può risparmiare notevolmente i propri costi ottimizzando i processi; è per questo uno dei terreni più fertili per seminare progetti Rfid.

Grupo Leche Pascual è un’importante azienda spagnola che fornisce prodotti alimentari confezionati, succhi e altre bevande: intende abbassare il livello di errori nelle spedizioni e i conseguenti ritorni di merce introducendo un sistema di tracciatura automatizzato, un robot che affigge i tag ai pallet insieme ad un sistema che gestisce i dati raccolti via radio sui luoghi e tempi di produzione, fino alle spedizioni ai distributori. Avere un dettaglio così approfondito sui dati di produzione è, secondo Grupo Leche Pascual, un valido aiuto nell’ottimizzazione dei processi.

Anche nel settore sanitario i sistemi Rfid stanno facendo la loro seria comparsa.

Una storia tutta italiana viene dall’Ospedale di Treviglio (Mi) dove i pazienti del Pronto Soccorso vengono “taggati” in modo da poter avere sempre disponibili i dati personali eliminando parte della compilazione e consultazione cartacea.

La società americana Digital Angel, specializzata nella produzione di tag, sta sviluppando un sistema passivo racchiuso in un contenitore impiantabile nella cute, capace di leggere il livello di glucosio del sangue, in modo da evitare ai quasi 15 milioni di diabetici USA la dolorosa verifica attraverso il pungidito. Uno speciale scanner rileverà i livelli di glucosio senza che i pazienti debbano più versare una sola goccia di sangue.

Non è fantascienza, basti pensare che a febbraio di quest’anno Hitachi ha presentato un tag di 0,15 millimetri.

Si moltiplicano ovunque i progetti per introdurre sistemi Rfid.

Ha fatto una mossa saggia Viviane Reding, Commissario Europeo Information Society & Media, aprendo un dibattito pubblico sull’Rfid, da poco concluso. Le questioni discusse sono state classificate in 5 categorie:

· Campi di applicazione e trend emergenti

· Protezione dei dati e privacy

· Interoperabilità, standard e proprietà intellettuale

· Spettro delle frequenze

· Regolamentazione e VII programma quadro.

La commissione dedicata al dibattito ha ricevuto 2.190 risposte, di cui un buon 15% ritiene che l’autoregolamentazione in questo campo non risulti sufficiente a garantire la privacy dei cittadini.

Molti tecnici hanno dimostrato alla commissione l’infondatezza di tali timori, a fronte di opportune metodologie di utilizzo dei sistemi Rfid, come inserire sistemi di crittografia, accurate informazioni sui prodotti conteneti i tag, ecc…

Il VII programma quadro prevederà quindi azioni di informazione per il pubblico, spiegando correttamente caratteristiche e usi dei sistemi Rfid.